Sbarchi senza fine in Italia, ma anche a Trieste la cosiddetta “rotta balcanica” non ha mai conosciuto sosta ed i “passaggi” di immigrati che utilizzano questa via sempre attiva (e mai chiusa) continuano senza però clamore mediatico.
D’altra parte il controllo dei confini con le “attuali forze in campo” è impossibile, come ammesso anche dai vertici della Polizia di Frontiera del Triveneto a causa “dell'indisponibilità di un adeguato numero di specialisti di Polizia di Frontiera”.
Le proporzioni ovviamente sono molto diverse, ma pensare che proprio l’altro giorno, in una riunione con i capogruppo di maggioranza ed opposizione del Comune di Trieste, il Prefetto di Trieste elogiava, come qualcosa di risolutorio, il fatto che si stiano istituendo i Centri di rimpatrio forzato, come risposta a quello che sta accadendo, ci sembra veramente far finta che nulla stia accadendo. Nel 2016 sono arrivati in Italia 181.436 immigrati e le commissioni hanno rigettato il 61% delle richieste di status di rifugiato (dati del Ministero dell’Interno), decretando a tutti gli effetti l’irregolarità della permanenza in Italia di molte decine di migliaia di stranieri.
Circa 100 saranno i posti che il Centro di Gradisca alla pari degli altri dislocati nelle restanti Regioni d’Italia potranno accogliere per il disbrigo, nemmeno tanto veloce, delle pratiche per il rimpatrio. Come si pensa di far fronte a questa realtà e in questa maniera?
Come si crede di poter rimpatriare tutti gli irregolari che già ci sono e quelli che quotidianamente arrivano via mare e anche attraverso il nostro confine orientale?
Con quali mezzi?
Con quali uomini?
A riguardo, nella stessa riunione il Prefetto ha detto che il turn-over nelle forze di Polizia sta riprendendo con nuove assunzioni programmate.
Non ha detto però che il nuovo concorso indetto per 559 posti, esteso si fa per dire, a 614 formerà nuovi agenti appena nel 2018 e che nel 2017 nessun nuovo agente andrà a sopperire ai circa 5000 pensionamenti del biennio 2016/17: saranno come dei granelli di sabbia in un deserto che già conta attualmente un ammanco nella sola Polizia di Stato di circa 18 mila unità in ambito nazionale e circa 250 - 300 unità in meno nella sola provincia di Trieste.
Per nulla confortanti poi troviamo i dati relativi alle violenze sulle donne, uno dei punti trattati in quella riunione tra capogruppo e Prefetto, in considerazione che nel primo quadrimestre 2016, 2 reati sono stati commessi da persone straniere, mentre nello stesso quadrimestre del 2017, 5 sono stati i casi di violenza perpetrati dagli stranieri.
Per quanto ci riguarda poi la criminalità non deve avere distinzioni di razza, va combattuta indifferentemente da chi viene commessa e i dati forniti alle celebrazioni del 165° anniversario della Fondazione della Polizia relativi alla provincia di Trieste parlano di un aumento delle violenze sessuali del 19% nel 2016.
Come destano preoccupazione i numerosi sequestri di stupefacenti, spesso destinati a minori, che vengono ormai quasi quotidianamente documentati dalle cronache locali.
Un quadro questo che deve far riflettere e porre un’attenzione diversa sulla sicurezza che i cittadini evidentemente dimostrano di non gradire, mentre i sondaggi indicano un forte gradimento e fiducia nelle forze dell’ordine.
Oggi per una sicurezza più concreta e reale serve che si ascolti quello che il SAP denuncia da parecchi anni, servono uomini, mezzi e normative che rendano efficaci gli sforzi che gli uomini e le donne in divisa mettono in campo ogni giorno e che spesso sono vanificati proprio da tutte queste carenze che di fatto portano a tutelare di più i delinquenti che la brava gente