A dichiararlo è il segretario provinciale del Sindacato autonomo di polizia, Lorenzo Tamaro. Su criminalità crescente e immigrazione proveniente dalla rotta balcanica, il Sap chiede un “rafforzamento delle misure di sicurezza”. Sul territorio nazionale mancano 10 mila poliziotti. “Anche a Trieste la carenza si fa sentire”
TRIESTE – “Violenza in via Bonomo, guerriglia notturna in piazza Perugino, pestaggi, spaccio di sostanze stupefacenti, aggressioni in Piazza Goldoni: questi sono solo alcuni esempi dei fatti di cronaca che accadono in alcune zone centrali della città di Trieste e per i quali crediamo ci sia bisogno di rafforzare, con una presenza fissa, le misure di sicurezza”. Il capoluogo giuliano non è più “un’oasi felice” sul piano della criminalità, ma secondo Lorenzo Tamaro del Sindacato autonomo di polizia, il tema affonda le radici anche in alcuni cortocircuiti del sistema.
Certezza della pena
“Da una parte – così il segretario provinciale – c’è il senso di impunità che regna sovrano, dall’altra c’è il problema della carenza di organico, a causa dei tagli effettuati dall’ex ministro Madia con la cosiddetta ‘spending review'”. In tutto questo, rimarca Tamaro, c’è la necessità crescente, anche tra la popolazione, che vi sia “certezza della pena e sanzioni effettive ed immediate”. Il Viminale ha redatto da tempo “un piano di assunzioni straordinarie”, anche se “tra la selezione e la formazione dei neo agenti è indispensabile del tempo”.
La carenza in tutto il corpo di polizia
Sul fronte nazionale la polizia di Stato necessità di almeno 10 mila unità. “La carenza si fa sentire in maniera forte anche a Trieste – ricorda il segretario del Sap -, con la città che si trova ad affrontare anche l’immigrazione clandestina proveniente dalla rotta balcanica, senza ricevere un minimo rafforzamento. Senza organici adeguati è difficile un lavoro di prevenzione di carattere generale. La sicurezza – conclude Tamaro – non è un servizio che si improvvisa, bensì va programmato e mantenuto nel tempo: non può essere considerato un costo, ma deve essere un investimento di civiltà”.