Ieri avevamo ribadito quanto fosse sbagliato abbassare la guardia sulla zona confinaria del capoluogo giuliano per il possibile arrivo di immigrati clandestini.
Oggi attraverso un servizio del telegiornale di Rai 3 del F.V.G., si viene a conoscenza del rintraccio di 25 clandestini nella sola giornata di ieri e la conferma da parte delle Autorità di ulteriori arrivi nei giorni scorsi.
Non siamo pienamente d’accordo con le dichiarazioni della Responsabile della IV^ Zona di Polizia di Frontiera riportate nel servizio televisivo, la quale afferma che i confini siano “attentamente presidiati”.
Riteniamo infatti che il controllo e l’attento presidio, ma soprattutto l’impegno da parte degli operatori di polizia, sia sicuramente il massimo attualmente possibile con le “forze” a disposizione, ma che un reale e preciso controllo di 54 km confinari, solo nella provincia di Trieste non possa essere affidato solamente alle pattuglie della polizia di frontiera attualmente in servizio di retro-valico e ad un “pugno” di militari, drasticamente ridotti nei mesi scorsi rispetto la fase iniziale dell’operazione “strade sicure”.
Come già denunciato nella giornata di ieri inoltre, nulla si è fatto per predisporre spazi e mezzi idonei per il disbrigo delle pratiche di polizia, per poter quindi garantire agli operatori di polizia di poter svolgere il proprio lavoro, in condizioni igieniche sanitarie in sicurezza evitando l’utilizzo di mezzi e strutture quotidianamente adoperate per il lavoro ordinario.
Crediamo inoltre che, quanto dichiarato dal Prefetto di Trieste a riguardo dell’aver “intensificato i controlli”, sia riferito a quanto è stato fatto nel tarvisiano, auspicando che ciò avvenga anche per Trieste, aumentando quindi la prevenzione e la sicurezza con l’aiuto di risorse in termini di uomini, mezzi e anche logistica.
Solo facendo così si potrà controllare un possibile aumento di arrivi in modo gestibile e non emergenziale.
L’immigrazione dalle nostre parti sicuramente è inferiore, in termini di numerici, rispetto al sud Italia interessato dagli sbarchi, ma certamente non meno rilevante, vista che la “rotta balcanica” potrebbe essere una “porta d’ingresso” utilizzata non solo da immigrati clandestini ma anche da potenziali terroristi islamici.