OPERAZIONE EAT ENJOY – I POLIZIOTTI NON SI FERMANO MAI
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La Segreteria Provinciale del SAP Trieste si complimenta con gli uomini e le donne della squadra mobile di Trieste per aver dato esecuzione ad una operazione antidroga internazionale lunga e complessa a seguito di articolate indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Trieste gestite magistralmente dalla Direzione della locale Mobile.
Ancora una volta la cronaca dimostra che l’impegno e la professionalità degli uomini delle forze di polizia e magistratura, espletati con sacrificio e dedizione, sono determinanti per la tutela della sicurezza di noi tutti anche in quei periodi come quello attuale, caratterizzato da limitazioni dovute al covid-19.
La Polizia di Stato c’è , i colleghi e le colleghe non si sono fermati mai sacrificando tempo ed affetti per il bene collettivo.
Pertanto, un plauso è d’obbligo, importante testimonianza di riconoscenza e sostegno: “complimenti a tutti"
CASO ALINA: LA FINE DI UN INCUBO!
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Sono passati 8 anni perché si mettesse la parola fine ad un incubo assurdo innescato dopo il gesto estremo della giovane donna.
Il SAP ha sempre riposto la completa fiducia nella Magistratura, ma nello stesso tempo mai ha avuto alcun dubbio sull’operato dei colleghi, vittime a loro volta di un meccanismo giudiziario e di un rebus di normative che evidentemente devono essere riviste.
Hanno infatti agito con le stesse modalità da anni, per adempiere ai propri doveri, in un campo come quello dell’immigrazione, dove le normative, sono complesse, in alcuni casi del tutto lacunose, dove la prevista “espulsione” e l’effettivo rimpatrio è spesso impossibile da attuare e rimane una parola utopistica.
8 anni di infamanti e pesanti accuse, che hanno sottoposto alla tortura mediatica poliziotti onesti, padri di famiglia nonché figli di genitori che hanno dovuto condividere e convivere con le pene di questa interminabile attesa.
Sono stati attribuiti nei confronti dei poliziotti aggettivi terribili come “carcerieri” ed avanzate accuse gravissime quali sequestro di persona, che avrebbero potuto portare ingiustamente a condanne pesantissime.
La stessa Polizia di Stato è stata infangata quando qualcuno definì il Commissariato di Opicina, come il “Commissariato degli orrori”.
Anni interminabili, angoscianti, nell’attesa di un verdetto che ridasse la dignità perduta, ma che non è stata più in grado di restituire ai poliziotti coinvolti la serenità perduta.
Una vita, quella dei colleghi implicati, quindi fortemente minata anche sotto l’aspetto umano, la preoccupazione di una vita professionale rovinata ed una economica e familiare pesantemente messa in discussione da una possibile, quanto ingiusta condanna.
Ora l’assoluzione definitiva quella che ci aspettavamo fosse tale fin dal primo giudizio.
Una vicenda questa che pone in maniera evidente la necessità di rivedere un sistema che mette troppo facilmente e troppo spesso sotto accusa i difensori della legalità e della brava gente.
Questo caso, è stato il classico esempio della mancanza di garanzie funzionali, quelle che il SAP da tempo invoca: regole chiare di quello che si può e quello che non si deve fare in un ambito lavorativo.
E’ stato il caso dove, chi appartiene alle forze dell’ordine, oltre ad essere esposto a carenze di tipo normativo e funzionale, si ritrova indagato per cause inerenti alle proprie funzioni.
Chi si ritrova in questa condizione non può e non deve attendere così a lungo per essere giudicato.
In merito, da tempo il SAP chiede che gli operatori di Polizia e delle Forze dell’ordine in genere coinvolti in vicende legate al proprio servizio vengano giudicati in processi rapidi gestiti dal Procuratore Generale, non al fine di ottenere dei privilegi, ma oltre che per ridurre costi, soprattutto per una giusta e totale legittimazione dell’Istituzione nella propria professione.
In questi otto anni questi colleghi hanno dovuto anticipare di tasca propria le spese legali nella speranza di un futuro risarcimento, ma hanno anche visto le loro carriere bloccate; perfino l’impossibilità di poter crescere professionalmente frequentando dei corsi interni di specializzazione, che in alcuni casi poi non potranno mai più essere effettuati per un limite d’età ormai sopraggiunta.
Giustizia ora è stata fatta! Ma a quale prezzo?
ON. SERRACCHIANI: IL SAP E’ IL “MEGAFONO” … MA DEGLI OPERATORI DI POLIZIA
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Saremmo stati i primi ad esultare se si fossero presentati in sede “entro il 26 maggio scorso 37 nuovi agenti”, come annunciato dall’On. Serracchiani e non avremmo mancato di ringraziarla per l’arrivo entro il 15 giugno di “40 unità per trasferimenti ordinari a copertura del turn over".
Ma purtroppo questi numeri forniti dalla Deputata del PD non corrispondono a quanto ci risulta e tantomeno ad un rinforzo, quello che più volte il SAP ha chiesto per poter contrastare una sempre più crescente “Rotta balcanica”.
Bisogna fare i conti però con la realtà e non omettere che oltre agli agenti in arrivo da altre provincie ci sono anche quelli in “uscita” e che le assegnazioni dei neo-agenti si contrappongono ai sempre più numerosi pensionamenti, solo a fine 2019 sono stati più di 30, di una Polizia che ha sempre più un’ età media avanzata.
È vero il SAP è il “megafono”, non quello di Salvini e della Meloni, ma quello degli operatori di Polizia che sono ormai stanchi e che chiedono solo risposte e fatti concreti proprio a quella “politica” fatta di promesse mai mantenute.
Noi siamo un Sindacato Autonomo e rispondiamo solo ai nostri iscritti!
Lo abbiamo già ribadito in questi giorni ad altri soggetti, che cercano di attribuirci fini politici e che non gradiscono gli appelli di chi come noi ha come mandato quello di rappresentare i problemi degli operatori di Polizia, tutelare i loro diritti e provvedere alla loro sicurezza durante l’espletamento del servizio.
Siamo abbandonati, senza uomini, senza mezzi, senza locali, senza normative chiare ed efficaci, senza garanzie funzionali.
Effetti di anni di politiche sbagliate fatte di tagli e spending review, imposte da Governi, alcuni dei quali, ha fatto parte proprio l’On. Serracchiani.
Siamo sempre soli anche oggi a dover prevenire e reprimere i reati, ma anche contrastare l’immigrazione clandestina, l’emergenza Covid-19 e le tensioni sociali generate da tanti fallimenti proprio di un certo tipo di politica.
TAMARO E IL SAP A MEDIASET SU QUARTA REPUBBLICA: ANCHE DAL NORDAFRICA, PREFERISCONO LA ROTTA BALCANICA
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Dati sempre più allarmanti dall’hub di Trieste. Lorenzo Tamaro, segretario del SAP triestino e incessante nella sua attività di denuncia, ieri sera a Quarta Repubblica, nella trasmissione condotta da Nicola Porro, ha sottolineato la nuova cartina delle rotte degli immigrati, che oramai scelgono Trieste anche se provenienti dal nord Africa. Piuttosto che affrontare pericolose e costose traversate in mare, atterrano in Turchia e a piedi risalgono la ex Jugoslavia fino al nostro confine. E il SAP denuncia carenza di uomini e mezzi.
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