MEMORIAL DAY 2020 – TRIESTE “ricordarli per non dimenticarli”
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Dal 1993, l’anno dopo la strage di Capaci, e Via D’Amelio, dove persero la vita i giudici FALCONE, BORSELLINO e i colleghi di scorta Vito SCHIFANI, Rocco DI CILLO, Antonio MONTINARO, Agostino CATALANO, Emanuela LOI, Walter Eddie COSINA, Vincenzo LI MULI e Claudio TRAINA, il Sindacato Autonomo di Polizia, nel mese di maggio, organizza il “Memorial Day” una serie di manifestazioni su tutto il territorio nazionale, realizzata per celebrare tutte le vittime della mafia, del terrorismo, del dovere e di ogni forma di criminalità, e commemorare non solo i servitori dello Stato ma anche giornalisti, politici, religiosi e semplici cittadini che hanno pagato con la vita il loro impegno a favore della collettività. Quest'anno l'emergenza legata alla pandemia Covid-19 non ha reso possibile l'organizzazione di eventi commemorativi, ormai tradizionali come quella alla Foiba di Basovizza in ricordo dei colleghi infoibati e al Famedio della Questura in memoria di tutti i caduti della Polizia di Stato di Trieste. L’azzurro del SAP vuole trasmettere anche quest'anno, pur in maniera “virtuale” il messaggio di “verità” e “giustizia” e il ricordo indelebile delle vittime della mafia, del terrorismo e di ogni tipo di criminalità. Un ricordo, quello del MEMORIAL DAY di Trieste, che è particolarmente significativo perché le stragi di via D’Amelio e quella di Capaci, hanno tristemente segnato la nostra città anche per il diretto coinvolgimento di Eddie Walter COSINA e di Vito SCHIFANI frequentatore del 116° corso Allievi Agenti della Scuola di Trieste. Ma come non ricordare Luigi VITULLI, Vincenzo RAIOLA, Pierluigi ROTTA, Matteo DEMENEGO ed in egual misura tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per difendere la legalità e la democrazia di questo Paese, pagando con il massimo sacrificio, in molti casi, per la sola colpa di aver rappresentato lo Stato italiano o di essere italiani. Oggi più di ieri per il SAP, un sindacato che quotidianamente si batte a difesa e per i diritti dei poliziotti, è un dovere ed una missione, “ricordali per non dimenticarli” e cercare che questi estremi sacrifici non diventino vani.
TAMARO nello speciale di VIRUS su rete 4 denuncia il problema dei rintracci a Trieste
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IMMIGRATI ATTRAVERSO LA ROTTA BALCANICA: IL SAP SUL TG5
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24 MAGGIO - per non dimenticare RAIOLA Vincenzo
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Ormai 22 anni fa, il 24 Maggio del 1999, moriva all’ospedale di Niguarda a Milano, l'Agente Scelto della Polizia di Stato Vincenzo Raiola, in servizio presso la Questura di Milano.
Il tragico epilogo di un conflitto a fuoco con un gruppo di rapinatori in Via Imbonati, a Milano, che ha causato una gravissima ferita alla testa.
Alle 5 del mattino del 14 maggio una banda di rapinatori armata di fucili d'assalto ed esplosivi militari, assalì un furgone portavalori appena uscito dal deposito di un istituto di vigilanza in Via Bovio, una strada laterale di Via Imbonati nel nord milanese.
Nelle fasi concitate della rapina, giungevano gli equipaggi della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, che vennero accolti da raffiche di mitra che non non risparmiarono nemmeno le autovetture civili e un autobus di passaggio.
Per farsi strada e scappare a bordo di due autovetture hanno utilizzato anche alcuni candelotti fumogeni.
Nel conflitto a fuoco rimasero feriti anche altri agenti della Polizia di Stato, Carabinieri e perfino dei civili.
Le auto dei rapinatori attraversarono il quartiere di Dergano per poi imboccare nuovamente in Via Imbonati, qualche centinaio di metri più a nord.
Fu qui che i rapinatori si trovarono davanti alle Volanti Comasina e Niguarda , che stavano sopraggiungendo sul luogo della rapina.
I rapinatori alla vista degli agenti immediatamente aprirono il fuoco, ferendo tre di loro, tra i quali l'agente scelto Vincenzo Raiola, gregario della Volante Comasina, colpito da un proiettile alla testa.
Quindi i rapinatori fuggirono definitivamente in direzione di Viale Enrico Fermi, abbandonando le auto in due paesi dell'hinterland milanese.
L'Agente Scelto Vincenzo Raiola, venne trasportato immediatamente all’ospedale di Niguarda in condizione disperate, in coma irreversibile.
Durò 10 giorni la speranza, prima che cessasse di vivere Vincenzo Raiola. Un assalto tremendo come testimoniato dai bossoli ritrovati sul luogo; ben 217 bossoli di arma da fuoco esplosi dai rapinatori.
Dopo una settimana dalla rapina erano ancora visibili, in via Imbonati e nelle strade limitrofe, i segni dello scontro a fuoco (auto trapassate dalle pallottole, fori di proiettile sulle pareti delle abitazioni e negozi).
Le indagini scattarono immediatamente dopo l'assalto e portarono all'individuazione da parte della Squadra Mobile del gruppo di fuoco responsabile della vile aggressione, ma gli arresti scattarono solo a luglio, per permettere di assicurare alla giustizia l'intera banda, compresi due carabinieri corrotti. La banda era composta da ex terroristi di sinistra, pregiudicati per reati di mafia e criminali comuni.
Tre degli assassini ricevettero la condanna all'ergastolo, confermata in Cassazione. Il basista della tentata rapina al furgone portavalori non è mai stato individuato. L'Agente Scelto Vincenzo Raiola era stato in servizio al Compartimento di Polizia Ferroviaria di Milano, prima di ottenere il trasferimento alle Volanti. Lasciò i genitori, il fratello e la fidanzata.
La Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Trieste è stata intitolata alla sua memoria.
ROMA ASCOLTI TRIESTE: ROTTA BALCANICA DA ARGINARE
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I nuovi rintracci di questa notte e soprattutto il numero elevato di persone ritrovate, deve indurre con urgenza chi di dovere, a prendere decisioni tali per gestire quella che purtroppo non è più emergenza, ma ormai è tristemente normalità, quotidianità, sebbene uomini, mezzi, dotazioni ed uffici non siano quelli necessari ed adeguatamente attrezzati per affrontare una situazione simile.
Rinnoviamo l’appello affinché
Malgrado le condizioni di tempo poi non così favorevoli, oggi un numero così elevato di rintracci ha inevitabilmente coinvolto oltre che la Polizia di Frontiera anche gli equipaggi della Squadra Volante e di altri uffici di Polizia e delle Forze dell’Ordine, distogliendoli dal loro compito naturale e sottraendoli al controllo del territorio.
Situazioni sempre più frequenti come quella di oggi, mettono ancor maggiormente in evidenza la carenza di strutture idonee ad accogliere un numero così elevato di persone di cui nulla si sa, nemmeno dal punto di vista sanitario; per questo motivo servono più ambienti anche per poter isolare “casi sospetti” e non mettere a rischio contagio gli operatori di Polizia.
Non siamo nemmeno adeguatamente muniti di mezzi per il trasporto di queste persone.
E’ ora che si prenda in considerazione in modo serio la “Rotta balcanica” che passa per Trieste e che si prendano accordi congiunti con gli altri Paesi per arginare un “mare” che sembra inarrestabile e che da soli non possiamo contrastare.
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