SERVONO SEGNALI DIVERSI
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Bisogna cambiare le leggi di questo Paese, se non si vuole continuare a rendere vani gli sforzi ed il lavoro delle Forze dell’Ordine.
Non è normale che in Italia, dopo copiose ed ininterrotte indagini a spese dei contribuenti, di giornate, sere, notti spesi dagli operatori con successo per assicurare alla giustizia alcuni dei responsabili della rissa e sparatoria di via Carducci, questi sforzi siano vanificati e perfino ridicolizzati dalla disposizione di mettere alcuni soggetti agli arresti domiciliari.
Sono decisioni queste prese dalla Magistratura negli ambiti delle normative vigenti e che non mettiamo in discussione, sia ben chiaro, però una legge così com'è strutturata, è evidente non soddisfi più quelle che sono ormai vere e proprie esigenze in termini di sicurezza e che rischiano ancora una volta di trasmettere il messaggio che l'Italia è il Paese del bengodi dei delinquenti a discapito degli onesti e della brava gente.
Quello che è successo il 4 settembre a Trieste, ha creato profonda preoccupazione tra i cittadini, un senso di insicurezza che era stato in parte attenuato da una pronta ed efficace “risposta” della Polizia di Stato.
Manca ora il segnale chiaro, quello di una giustizia che dia la certezza che chi mette in pericolo la vita altrui verrà punito.
Se anche ai processi saranno inflitte pene miti per fatti come questi, si legittimeranno e istigheranno ulteriormente azioni criminali.
SENZA CERTEZZA DELLA PENA NON C’E’ SICUREZZA
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I fatti odierni non possono che sottolineare l’inadeguatezza della normativa penale attuale. Molte leggi sono obsolete e vanno riviste in quanto appartengono a momenti storici diversi da quelli in cui sono state definite e assegnate.
L’abnegazione delle nostre forze dell’ordine non può essere vanificato da un sistema giurdico che non intimorisce il reo.
La totale presunzione di impunità unita alla “morbidezza” dell’azione penale, porta nel criminale l’errato convincimento che la Giustizia non sia un elemento da considerare nella sua condotta.
Un’escaltion di violenza, quella di oggi, tipica di culture che non ci appartengono e che richiede particolare attenzione per essere arginata.
Persone che non si fanno scrupolo ad utilizzare un’arma da fuoco in pieno giorno, in centro città, mettendo a rischio la vita dei cittadini.
Il Sap crede nella Giustizia, crede che gli operatori della sicurezza debbano avere gli strumenti operativi e legislativi adeguati per affrontare questa nuova criminilità.
Si prenda atto finalmente dell’inadeguatezza di un sistema giudiziario lento e macchinoso che non consente nemmeno ai magistrati un intervento celere e risolutivo.
Mai come in questo periodo storico ci deve essere un cambio di rotta, un investimento nell’infrastruttura sicurezza, uno snellimento delle procedure penali, un aumento d’organico nelle Forze di Polizia e una distribuzione capillare di dotazioni moderne che ancora oggi sono una chimera. Cosa aspettiamo, ad esempio, a fornire tutti gli agenti di giubbotti antiproiettili sotto camicia?
Ad un mese dalla ricorrenza dei tragici fatti del 04 ottobre è tempo per il Governo e per l’Amministrazione di dare risposte ai cittadini ed alle donne e uomini in divisa che li rappresentano.
LAMORGESE SE CI SEI BATTI UN COLPO.
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Una situazione quella delle ultime ore che avevamo preventivato e che era nella logica delle cose. Non si tratta ancora degli arrivi dovuti alla crisi nella regione afghana, ma l'emergenza dettata dalla " rotta balcanica" in questi giorni si fa ancora più intensa. Numeri che si aggiungono alle già preoccupanti statistiche e che impongono delle decisioni sul da farsi. È chiaro che le forze in campo non sono sufficienti a gestire un flusso quotidiano di questa portata. Il Ministro degli Interni se c'è batta un colpo, mandi rinforzi, operatori della polizia di frontiera a gestire in modo adeguato gli arrivi. Si attivi inoltre in modo da affrontare il problema anche per il futuro in modo strutturale e non emergenziale. Per una simile problematica non servono solo uomini, ma anche strutture, mezzi e accordi diplomatici al passo con i tempi. Si cominci intanto a reintrodurre le riammissioni informali.
Si diano tutti quegli strumenti che possano permettere alla specialità di frontiera di essere efficace ed efficente e non una mera bandierina su un territorio.
AD OGNUNO IL SUO, NON SPETTA ALLA POLIZIA L'ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI
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I corposi rintracci dei giorni scorsi hanno messo in risalto quanto non si stia dando la giusta attenzione a ciò che sta accadendo su questo territorio a riguardo dell'immigrazione clandestina proveniente dalla “rotta balcanica”.
Le forze di Polizia in questi giorni sono state messe a dura prova dalla notevole mole di lavoro, complice gli scarsi organici a disposizione e le strutture del tutto inadeguate a gestire un fenomeno del genere.
Riteniamo però che il peggio di questa situazione, emerga nel fatto che gli operatori di Polizia, terminate le operazioni di identificazione e sbrigate le pratiche previste per legge, abbiano dovuto "ospitare" per lungo tempo nei propri uffici i "rintracciati" in attesa di essere collocati in strutture attrezzate.
E’ evidente che c’è stata una grossa difficoltà a collocare così tante persone in così poco tempo in strutture deputate a questo compito.
Non spetta però alla Polizia e alle forze dell'ordine anche questo compito.
Preoccupa che anche in questo, ancor maggiormente ora per quanto potrebbe accadere a seguito della crisi afghana, non ci sia già una "macchina organizzativa ben oliata" che stabilisca in tempi brevissimi adeguate sistemazioni.
Le forze di Polizia non devono diventare la valvola di sfogo del fenomeno immigrazione: ad ognuno il suo compito.
LA POLIZIA DI FRONTIERA SOLA A CERCARE DI CONTENERE UN FLUSSO MAI COSI’ GRANDE
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La Polizia di Frontiera di Trieste è stata lasciata sola a cercare di contrastare una “Rotta Balcanica” che non è mai stata così fiorente come in questo ultimo periodo.
Nel mese di Giugno e Luglio di quest’anno si sono registrati, solo per quanto riguarda la Polizia di Frontiera terrestre di Trieste, ben 1560 rintracci contro i 925 dello stesso periodo dell’anno scorso (giugno 2020- 462 luglio 2020-463/ giugno 202-710 luglio 2021-850): quasi il doppio!
Eppure il Viminale non ha ritenuto opportuno inviare dei rinforzi di operatori della Polizia di Frontiera da altre città, confidando in una maggior “fortuna” forse nei pattugliamenti congiunti e nei droni, strumenti questi ultimi sicuramente utili se complementari ed effettuati da un sostanzioso maggiore numero di operatori di polizia in maniera seria e non a campione.
I risultati però parlano chiaro!
Oggi più che mai con questi numeri è auspicabile che si ragioni in maniera diversa sulla questione “Rotta Balcanica” e si avvii un’azione diplomatica seria affinchè si possano mettere in atto misure efficaci a contrastare la tratta di esseri umani, come ad esempio le riamissioni informali che in passato avevano dato degli ottimi risultati.
Siamo fortemente preoccupati per la situazione che si sta determinando in Afghanistan, in considerazione del fatto che molti che giungono illegalmente sul territorio nazionale, utilizzando la “Rotta Balcanica” provengono proprio da quelle regioni ed appartengono proprio a quelle etnie.